“Frenesia: stato di grande eccitazione, agitazione.”
Quest’idea mi ha accompagnata durante tutto il concerto di Motta: c’era frenesia nelle batterie rullanti, nel suo agitarsi convulso sul palco, nell’esplosione rabbiosa dei suoi riccioli neri (prima di ieri ero convinta di avere tantissimi capelli, ora non lo so più…) nell’asprezza della sua voce e dei testi intrisi di quel casino raggrumato che è la mia generazione, che alla “fine dei vent’anni” alza il volume dell’iPod per non pensare, perché tanto “prima o poi ci passerà”.
Fil rouge dell’album è un senso di inadeguatezza, un’energia primitiva, una frenesia, appunto.
Motta, Retronouveau, 18/02/2017