“Cercheremo di dormire così tanto da sognare di più,
cercheremo di sognare così tanto da lottare di più.”
(Ad occhi chiusi, Leitmotiv)
Tra i viaggi che preferisco ci sono quelli dell’anima.
Ed “i vagabondi” racchiude un viaggio dell’anima che si snoda in dieci tracce.
Non si attraversano luoghi precisi; “Madama Milano”, l’unica canzone “geolocalizzata“, adotta una prospettiva interiorizzata e simbolica: la Milano sognata è diversa dalla deludente realtà, è come una città invisibile di calviniana memoria e ciò che conta non sono le “sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”.
Di sottofondo c’è la nostalgia “dei bambini fuori moda“, “dei poeti assonnati a rincorrere le intime patrie ridicole“, perché, ancora una volta, ogni luogo non è altro che la proiezione del modo in cui lo osserviamo.
Raccontare lo “stivale incattivito“, tutta l’amarezza di un periodo storico immobile, la voglia di rivalsa di una generazione bloccata, di Taranto e la sua bellezza deturpata, deve servire da stimolo a non arrendersi, a non smettere di viaggiare, fuori e dentro se stessi, per scoprire la realtà più autentica, la meraviglia dietro le brutture.
Tutto questo si sente in “Marinai”, pezzo di forte ispirazione cantautorale, con dentro il mare profondo di Lucio Dalla e la solitudine raccontata in”Sentimento” degli Avion Travel.
Non bisogna smettere di vagare, perché alla fine, “il vero amore sorride soltanto ai cani vagabondi“.
Sara Di Bella