“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto…”
(J. Donne)
Voglio provare a raccontare un concerto che non ho visto.
Sono arrivata verso la fine, all’ultima esibizione di musica elettronica, che, per inciso, non è proprio il mio genere.
Il festival era dedicato ad un ragazzo che per me era “amico di amici” ed organizzato dai suoi amici, anche loro conosciuti di vista, ché Messina, alla fine è un paesazzo.
In questi mesi ho seguito dall’esterno la preparazione del 23 Fest e li ho ammirati per la delicatezza e la passione con cui hanno assemblato i propri ricordi per creare un’immagine corale di Pietro ed imprimerla in ogni dettaglio, come un simbolo.
Si respirava un’aria particolare ieri sera sotto al Pilone: anche gli estranei hanno sentito di essere parte di qualcosa, che nasce dall’
amicizia e la trascende, per diventare condivisione e fare posto a tutti.La pioggia ed il vento hanno garantito quel tocco di suspense e reso tutto più faticoso per chi ha lavorato, ma più prezioso: è facile essere amici quando il cielo è sereno, le avversità ci restituiscono il valore dei rapporti.
Il reggae ed i picciriddi alla vicina Legambiente ci hanno inoltre fatto capire che le nuove generazioni vanno un attimo ‘guantate.
Per questo c’è bisogno di un 23 Fest anche il prossimo anno: mancano ancora dettagli di Pietro da raccontare, mancano ancora occasioni per sentirsi uniti, anche tra “amici di amici”.
Sara Di Bella