Aretha. Elogio della complessità.

“I cuori difficili hanno sempre da dire
più di quanto basterebbe
dopo tanto parlare.”

(I. Fossati, Viaggiatori d’Occidente)

aretha

La voce di Aretha Franklin assomiglia a quelle illuminazioni improvvise in quelle mattine di sole in cui decidi che una situazione, una storia, un luogo che sono sempre stati così, adesso ti stanno stretti.

E’ urgenza di liberazione, di rinascita, di affermazione.

Affonda le sue radici in un’anima che doveva essere complessa e sfaccettata, come la condizione di chi prova ad avere un mondo nel cuore e non riesce ad esprimerlo con le parole.

Personalmente è questo l’aspetto che più mi affascina.

Aretha aveva paura di volare e per farlo usava la sua voce; aveva incontrato brutture e disarmonie di una vita non facile, ma aveva trasformato quell’energia negativa nell’urgenza di esprimersi, di volare alto, di volare altrove.

Cantava di rispetto per se stessi, con un inno così trasversale da diventare patrimonio dell’umanità, come certe Carte di Diritti Universali.

La forma più alta di rispetto per se stessi è affrontare la propria anima, trovare il proprio talento e trasformarlo nella via per la libertà, renderlo luminoso e visibile.

Grazie Aretha per la tua voce luminosa, per ciò che ancora rappresenterai.

Sara Di Bella

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