(foto di Giovanni Galardini)
“Madonne e Messeri
che in Foligno vivete
o dentro le mura o fuori per le campagne amene, udite!
Dame superbe in preziosi broccati coi lor sorrisi alle genti intorno,
e scintillar di lance e di cruenti sproni e saettar di focosi destrieri
e lor nitrire nel divorar lo spazio e gran virtute de’ cavalieri eletti
e nembi di polve e volitar di piume e grida e gioia et urla di Vittoria,
ecco vi attendono al Campo de li Giochi, nel corruscar del Vespro settembrino!”(Il Bando)
Settembre è il mese della partenza, della nostalgia e della giostra della Quintana.
La diciassettesima che non vedrò.
Gli articoli turistici dicono che si tratta di un torneo cavalleresco, con annessa manifestazione storica in costume, che si svolge a Foligno, in cui dieci cavalieri a cavallo, che rappresentano i dieci rioni della città, si sfidano al Campo de li giochi.
Io la ricordo come un rituale magico fatto di rumori di tamburo, velluti struscianti degli abiti delle dame e fiaccole per le vie, bandiere volanti catturate da buffi folletti sbandieratori ed un’inspiegabile ed insistente interferenza delle medioevalissime canzoni di Angelo Branduardi.
Per le strade della mia città trasfigurata sfilavano i personaggi della corte di re Artù, dame e cavalieri che somigliavano tantissimo alla figlia della vicina di casa o al ragazzo del negozio della piazza, ma doveva certamente essere un caso, forse un incantesimo.
Ricordo i cavalli bardati dei colori di un’appartenenza ritrovata e la loro imprevedibilità maestosa. Ricordo l’attesa della Festa, che restituiva il senso ciclico all’avvicendarsi delle stagioni e addolciva il ritorno a scuola. Ricordo l’incanto di luoghi quotidiani che svelavano nuovi dettagli, all’ombra delle fiaccole.
Probabilmente ricordo cose che ora non ritroverei, ma non voglio rischiare di scoprirlo.
Sara Di Bella